Dichiarazioni di Gemma Macagno, medico e membro della Direzione di Radicali Cuneo, su alcuni temi di attualità.
RU846
“La recente disposizione relativa all’uso della RU486 porta l’Italia nel novero dei Paesi Europei e consente finalmente la realizzazione di una procedura medica meno difficile per le donne e meno gravosa per le casse dello Stato. Inoltre consente di superare le difficoltà conseguenti alla mancanza di figure professionali mediche od infermieristiche disponibili ad applicare la legge 194. Ma soprattutto è importante perché consente il rispetto della salute delle donne. Come la Corte Costituzionale ha definito, la salute non deve essere intesa come “semplice assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico e psichico”. Ne consegue che le donne hanno il diritto e la responsabilità di decidere le scelte che riguardano la propria vita al fine di tutelare la loro salute psichica e fisica e che lo Stato deve garantire loro le condizioni necessarie perché ciò possa avvenire con sicurezza per la loro salute. Occorre che le Regioni applichino l’art.15 della legge 194 che recita: “Le regioni, d'intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza. Le regioni promuovono inoltre corsi ed incontri ai quali possono partecipare sia il personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sia le persone interessate ad approfondire le questioni relative all'educazione sessuale, al decorso della gravidanza, al parto, ai metodi anticoncezionali e alle tecniche per l'interruzione della gravidanza.
Ed inoltre è opportuno modificare la legge 194 in quanto pone come condizione preliminare per l’I.V.G. (interruzione volontaria della gravidanza) la dichiarazione della donna stessa in merito ai motivi che la determinano a tale decisione e la valutazione della congruità della sua richiesta. In questo modo la sua volontà viene ad essere considerata in subordine rispetto al giudizio medico, come se fosse posta sotto tutela da parte dello Stato e le venisse riconosciuto un ruolo secondario rispetto al diritto-dovere di una scelta , quasi fosse una cittadina di serie B o una minus habens. E’ inoltre opportuno che la legge difenda maggiormente la donna che decide di effettuare l’IVG, scelta che non è mai semplice, né priva di un coinvolgimento emotivo importante. Occorre garantire alla donna la serenità e la privacy necessarie, sgombrando il campo dalla pervasività dei fanatismi religiosi od ideologici. E’ necessario fornire gratuitamente i mezzi e le informazioni utili e l’educazione sessuale. Quello che serve è, oltre a quanto già esposto, finalmente far sì che anche le italiane, come la maggior parte delle donne possano con la RSU 486 fare ricorso “all'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza.”, come prevede la legge 194 art 15,
In questa circostanza si alza nuovamente l’opposizione della Chiesa, che ancora una volta confonde il suo diritto di magistero verso i fedeli con l’interferenza nell’ambito del potere legislativo dello Stato, cui tocca il compito di garantire a tutti i cittadini la concreta fruizione dei diritti civili. Questi non costituiscono mai un obbligo, ma il loro riconoscimento è una necessità e devono essere disponibili per chiunque si trovi a doverne fruire. Qui si tratta del diritto alla salute fisica e psichica ed alla libertà di scelta della qualità della propria vita. L’attività posta in atto nel limitare e condizionare l’attività legislativa del Governo non è legittima in base alla Costituzione, ma neppure è coerente con il Concordato. Infatti la Chiesa è tenuta a rispettare l’autonomia dello Stato, così come lo Stato deve fare per la Chiesa. Ma come possiamo giustificare il fatto che la Chiesa non paghi l’ICI pregressa fino al 20013? Si tratta di ben 4 miliardi ed 800 milioni+ gli interessi, e l’Europa richiede che ci facciamo restituire. Per aver omesso ed omettere questo dovere stiamo subendo sanzioni economiche, di cui mi pare che dovremmo fare a meno.
Inoltre continuiamo a far pagare dallo Stato, cioè da tutti noi, gli stipendi degli insegnanti di religione, dei cappellani ospedalieri, militari e carcerari, oltre che a mantenere il clero e le scuole private e parificate confessionali, anche questo in barba a quanto dettato dalla Costituzione. Questi costi sono pagati da tutti i cittadini, anziché solamente da coloro che aderiscono ad una confessione. Inoltre c’è da mettere in conto anche l’8/%°, con l’iniquità del suo conferimento. I patti lateranensi, con il loro aggiornamento e riedizione, continuano a vessare gli italiani in modo del tutto irrispettoso delle loro idee politiche e della laicità della maggior parte ormai della popolazione. Ne perde prestigio e rispetto anche la religione cattolica, sempre più usata come strumento di potere, lontana dalla vera sensibilità della fede. Né è possibile riconoscere a questi trattati il carattere di accordi internazionali, in quanto non sono intese tra due Stati, ma tra uno Stato ed una religione: questo aspetto è del tutto estraneo ad un trattato internazionale e costituisce una vera violazione dei diritti civili di coloro che non si riconoscono nella religione cattolica e soprattutto dei laici. E’ senza dubbio l’ora di procedere alla loro abrogazione. E se fosse proprio il convincimento circa il valore della vita a determinare le scelte dei credenti, allora come mai non c’è una seria ed efficace opposizione alla guerra, all’uso delle armi, alla ingiustizia economica i regimi che distruggono popolazioni, agli inquinamenti che intossicano ed uccidono una gran parte dell’umanità? Si è sempre visto che la/le chiese sono di rinforzo al potere ed un importante strumento per parassitare, opprimere e sfruttare i popoli: a questo scopo la prima e più importante cosa da fare è esautorare le donne dai loro diritti umani, non riconoscere loro la capacità di autogestione, umiliarne ed incarcerarne gli spiriti, soffocarne l’autostima determinando in loro sensi di colpa e paura.
Diciamo BASTA una volta per tutte! Tutti insieme!”
Commissione assistenza agli anziani del Ministero della Salute
"La scelta del ministro della salute Speranza di assegnare a Mons. Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del pontificio Istituto teologico per le scienze del Matrimonio e della Famiglia, la Presidenza della Commissione che dovrà occuparsi di progettare in modo razionale, moderno e laico l’assistenza agli anziani ed il funzionamento delle Case di Riposo. Al Paese occorre un salto culturale nell’ambito dell’assistenza alla popolazione che lasci da parte il concetto di assistenza come “opera di religione” e ricavi invece dalla Costituzione il valore civile di questo aspetto, facendo in modo che ogni cittadino riconosca come proprio il dovere di cura e solidarietà di chi si trova in condizioni di bisogno e per ciò stesso è portatore di diritto. Ogni cittadino, laico o di qualsiasi fede, deve sentire questo vincolo morale verso la collettività.
Se si ritiene di chiamare in causa il Vaticano attraverso Mons. Paglia, lo si faccia per esigere il pagamento dell’ICI fino al 2013, per l’importo non indifferente calcolato dall’Europa in Euro 4.800.000.000, cui occorrerà aggiungere l’interesse maturato. Ed il Governo italiano sappia che tra le sue donne e uomini ci sono persone competenti ed affidabili, senza dover ricorrere a Stati esteri che già prevaricano inopportunamente i confini tra religione e Stato. L’Italia è per la Costituzione un Paese laico, non integralista. Lo tenga presente il Ministro Speranza e chi per esso.
Occorre comunque impedire che tramite pressioni, più facili da effettuare verso chi è stato ed è isolato dal suo contesto socio-affettivo, si verifichino condotte di tipo prevaricatorio ed illegale allo scopo di appropriarsi di beni degli assistiti, sia con riferimento ad immobili, sia ad altri valori come denaro, gioielli, etc. da parte di chi è nelle condizioni per farlo."
Fine vita
"E’ senza dubbio molto importante per un Paese civile la sentenza della Corte d’Assise di Massa che ha assolto Mina Welby e Marco Cappato dall’accusa di aver aiutato a morire Davide Trentin malato di SLA a 53 anni accompagnandolo in una clinica svizzera, dove è stato realizzato il suo desiderio di finire la vita. La sentenza di Massa ha accolto il principio per cui l’individuo, di fronte alla possibilità di continuare a soffrire di una patologia irreversibile o di porre fine alla propria sofferenza possa autodeterminarsi, appartenendo tale decisione all’ambito dei diritti incoercibili ed essendo una modalità essenziale di espressione della propria identità. Già la Corte Costituzionale nel 2019 aveva stabilito: “Non è punibile chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Aveva così chiaramente definito quali fossero i criteri che rendono non imputabile chi agevoli il suicidio di una persona, nel rispetto del diritto civile ad una morte dignitosa. Chi di noi non ricorda qualche persona che ha posto fine alla propria esistenza essendo in una situazione di dolore estremo, fisico o psichico, senza che gli fosse possibile una morte nel rispetto e nella dignità? E quanti di noi si sono trovati di fronte alla richiesta di aiuto nel momento estremo di un’esistenza?
E’ finalmente ora che il Parlamento adegui le norme, modificando l’art. 580 del Codice Penale e tenendo conto che un Paese deve avere leggi adeguate a garantire i diritti dei cittadini, che potranno decidere se e come avvalersene, ma dovranno essere garantiti nella loro libertà di scelta, perché la vita è l’unica cosa che davvero ci appartiene e di cui possiamo disporre."