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Il fine non giustifica i mezzi, ma sono i mezzi a prefigurare i fini

01-04-2022 21:55

Claudio Marengo

Blog di Claudio Marengo,

Il fine non giustifica i mezzi, ma sono i mezzi a prefigurare i fini

Scusate. Scusate tutti. Lo dico subito. Chiedo scusa a chi legge, perché sarò prolisso, inevitabilmente. Perché in questi tempi di eccessiva semplicit

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Scusate. Scusate tutti. Lo dico subito. Chiedo scusa a chi legge, perché sarò prolisso, inevitabilmente. Perché in questi tempi di eccessiva semplicità serve essere, anche solo una volta, lunghi per soffermarci, anche solo una volta, ogni tanto, a riflettere. Su ciò che (ci) accade. E’ di poche ore fa il comunicato stampa, a firma Maurizio Turco e Irene Testa (che potete trovare su questo sito), rispettivamente segretario e tesoriera del Partito Radicale, in cui si critica apertamente la scelta del 12 giugno prossimo venturo come data per lo svolgimento della tornata referendaria (e insieme amministrativa, ove presente) sui quesiti – Giustizia. O quanto meno quelli fatti salvi dalla mannaia della Consulta. Perdonate il termine “mannaia”, ma tant’è. Torniamo a noi: Maurizio Turco e Irene Testa hanno ragione. Punto. Così, semplice semplice. Senza se e senza ma, senza però e senza tentennamenti. I due sono stati sicuramente più abili di chi scrive nell’essere sintetici e diretti, nello spiegare le motivazioni della loro contrarietà alla scelta della data fatidica. Io no. Non sono abile, né voglio essere sintetico, ma altresì diretto…per fare ulteriore chiarezza e memoria. Perché ogni tanto ci vuole.

 

Per quale motivo questa data è decisamente infausta? Ce ne sono diversi. Innanzitutto è tra poco, sì poco più di due mesi. Conoscendo il misero stato in cui naviga il nostro sistema informativo e mediatico pubblico (tradotto, la RAI, ma anche quello privato non se la passa bene…), non ci aspetteremmo mica che da domani tutti i giorni e tutti i tg delle reti pubbliche nazionali inizino un battage continuo e continuato di informazione sui quesiti, come, invece, dovrebbe?! Io sinceramente no. Non me lo aspetto e, tranquilli, non accadrà. E lo dico non perché preveda il futuro, ma perché è semplicemente la storia che ce lo ricorda, anzi ce lo insegna. Sulle grandi questioni della politica italiana ed internazionale, sui temi popolari che toccano il singolo cittadino e gli aspetti della sua vita più quotidiana o personale, mai è consentito un vero confronto. Dal divorzio all'aborto, dal finanziamento pubblico dei partiti alla giustizia, dal debito pubblico ai codici penali, dalla legislazione sindacale a quella sul lavoro, dalla fame nel mondo ai diritti umani, gli italiani non beneficiano mai di un serio confronto tra proposte alternative, oltre che di una informazione completa e imparziale. Immaginatevi di questi tempi, come giustamente ricordano Turco e Testa, con una guerra in atto…dare spazio a dei referendum?! Ma figuriamoci, c’è la guerra! Non successe nel lontano 1978, tempi funestati certamente dall’ affaire Moro, quando si fece di tutto (dentro e fuori il parlamento) per tentare di silenziare il dibattito sui 2 referendum che di lì a poco si sarebbero discussi (finanziamento pubblico e Legge Reale), perché mai dovrebbe succedere ora? E come rispondemmo al “silenzio” informativo come Radicali? Con altrettanto polemico silenzio: Emma Bonino, Mauro Mellini, Gianfranco Spadaccia e Marco Pannella si imbavagliarono durante uno spazio autogestito (non il talk show alla Vespa, con salotto, poltrone e ospiti prezzolati!) fortemente voluto dai Radicali per avere tempo e luogo per esprimere, da comitato promotore, il loro punto di vista. Volevo uno spazio, l’ottennero e lo “consumarono” così, usando appena 3 dei 20 minuti concessigli, esponendo tra l’altro dei cartelloni. Che pazzi sti Radicali…e, seppur sconfitti numericamente, quel gesto fece impennare gli ascolti dei telespettatori, da poco muniti di telecomando. E solo grazie ad uno sciopero della fame e della sete di Marco Pannella, nel 1976, verrà definitivamente stabilito che anche chi non siede in parlamento ha diritto ad uno spazio e del tempo in tv, per potersi presentare ai cittadini/elettori. Ed oggi, ecco, ci risiamo…crediamo fermamente nei quesiti referendari, tanto da aver raccolto firme (insieme ad altri volenterosi, certamente), fatto fatica, etc…e dopo aver ottenuto il placet della Consulta…ecco, di nuovo che i mezzi prefigurano i fini: la data! Impossibile dare al paese, con poche settimane a disposizione, debita informazione, con una guerra in corso e con una RAI che da sempre boicotta gli spazi informativi (quanto meno se non ti chiami, oggi, PD, FLI, Lega o 5stelle e, ieri, DC o PCI!). E ancora una volta, da Radicali, sparigliamo le carte: Turco minaccia, proprio lui che da segretario del Partito Radicale questi referendum li ha promossi, l'autoboicottaggio. Perché così non ci stiamo, così sarebbe davvero una farsa. L’ennesima? Certamente. L’ultima? Non credo proprio! E dire che si potrebbe spostare il tutto a metà ottobre. Niet! Nulla da fare. E’ decisamente evidente la volontà politica di far naufragare un tentativo di riforma della giustizia e, ammesso e non concesso, ciò fosse lecito, è ancor più decisamente evidente che andrà come è sempre andata: con le tv e i tg (più volte denunciati in passato per violazioni dei regolamenti sulla partecipazione agli appuntamenti politici in tv) che si concentreranno su altri temi. Perché c’è il covid…perché c’è la guerra…ma mai perché c’è il cittadino italiano, per una volta, al centro dell’attenzione. Chi scrive non ritiene di declassificare di importanza un conflitto così grave come quello in Ucraina, ci mancherebbe…ma, esattamente come capitato con la pandemia, ciò non può e non deve oscurare del tutto i temi nazionali, soprattutto quando sono così vicini al singolo cittadino, elettore e contribuente (anche del canone).

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